Resoconto Incontro 18 settembre 2019
Cari tutti, tra le tante attività del circolo, noi membri direttivo non sempre riusciamo a svolgere tutte le mansioni.
Mercoledì Giulia, la nostra vice presidente, non ha potuto partecipare alla conferenza, ho chiesto ad Aldina una piccola collaborazione per il resoconto ed ha accettato.
Il nostro circolo si regge sul volontariato e sulla collaborazione di tutti i soci. Grazie Aldina.
Resoconto dell’incontro mensile di mercoledì 18 Settembre 2019
Tutto esaurito alla prima riunione del Circolo, dopo le vacanze estive. E tutti puntuali.
Luisa, la Presidente, anticipa l’orario dell’incontro con Manuel Rosin, perché c’è una fibrillazione generale, anche delle piantine che, come di consueto, viaggiano di mano in mano, come dono o scambio.
Loredana prende la parola, ed è brevissima (che bravi ad esser brevi!)!
Emanuela è altrettanto sobria. Ha organizzato, temerariamente, la visita di solo un giorno a Guastalla, per l’attesissimo e rinomato mercato ‘Piante e animali perduti’. Qualche materna raccomandazione. Il resto sarà una sorpresa.
Manuel è pronto. Insieme alla morosa controlla gli appunti e le immagini.
Luisa lo presenta quasi con un cenno, come per non privarlo del tempo prezioso per la sua esposizione.
Quando Manuel, pur con voce ferma, dice d’essere un po’ emozionato perché ‘è la mia prima volta in pubblico’, una voce femminile suggerisce un applauso d’incoraggiamento.
E il garden designer se lo prende tutto, il coraggio, e sostiene la serata per quasi due ore fitte fitte di lezione.
Sa che i soci del Circolo sono amanti dei giardini, e profondi conoscitori di ciò che si fa di uno spazio asettico un luogo abitato dove star bene, e far star bene tutti, piante comprese, ovviamente.
Nonostante la sua giovane età, ha maturato molte esperienze e approfonditi studi vivendo anche cinque anni in Olanda.
Il posto giusto, mi pare. Poi, affrancato dalla guida di giardinieri famosissimi, si sente pronto per ‘tornare al suo giardino’. Prima o dopo, si desidera sempre tornare a casa! Nell’immaginario giardino dell’infanzia. Il perduto Eden.
Con molto equilibrio, la sua lezione affascina per quei passaggi dall’estrema tecnologia alla tradizione millenaria.
Come si fa un giardino? Si progetta, innanzitutto, dunque si immagina qualcosa che ancora non c’è, si disegna l’ancora invisibile!
Il garden design mi appare come un artista visionario. Come un alchimista, che studia circostanze e fattori che inspiegabilmente portano a un risultato razionale. Che accosta e sperimenta insoliti elementi che portano all’atteso (o disatteso) risultato, con originale raffinatezza e al tempo stesso semplicità.
Dunque tutto è freddamente pianificato dalla tecnologia? Niente magia, niente mistero, niente meraviglia, niente stupore?
Manuel, sicuro di sé, ci spiega l’importanza della prospettiva, della profondità di campo, dei vuoti da valorizzare ma non riempire, della ‘simpatia’ tra le piante, e naturalmente ha un affondo sul terreno, la luce, il vento. Tutto concorre per il tutto equilibrato, armonioso, salutare. Si sa, le piante sono come gli umani. Si stanziano dove stanno bene!
Guardo i presenti, silenziosi e attenti (l’attenzione è la forma più rara e più pura della generosità, scrive Simone Weil).
Cosa staranno pensando? Ognuno con la sua sensibilità, la sua esperienza, avrà suppongo molte osservazioni da esporre, molte domande da sottoporgli.
Io esco un po’ prima, alla chetichella. Assorta, mi infilo in macchina. Palmanova-Lestizza. Non ci vuole niente. 15 minuti.
Invece, distratta dalle tante cose imparate che tento di ripetere per non dimenticare, infilo clamorosamente porta Udine e mi ritrovo non so dove. Mentre vago sperduta (dovrò ben andare dall’oculista!), mi torna quel definirsi di Manuel ‘Sono un giardiniere’ con umiltà. Con umiltà e consapevolezza. Dice ‘La passione mi è nata seguendo mio nonno nella sua vigna. E adesso mio suocero mi ha messo a disposizione un terreno per le mie ricerche, i miei esperimenti. Mi aiuta, assieme anche alla mia fidanzata’. Ah ecco, ritrovo l’umanità piena del giovane, il suo saper attendere, sperare, osservare, condividere. Meno male. Sì perché, a sentire ‘garden designer’ mi si era tornata in mente una scenetta di molti anni fa, a Udine, in una strada che divideva lussuosi appartamentini per giovani coppie. Di prima mattina sento una cantilena antica, conosciuta. Mi affaccio alla finestra puzzolenti tagete. Un tribudio di gialli e arancioni. C’è un signore che cammina con la sua strana bicicletta per mano e, prima sommessamente e poi sempre più forte grida: ‘El gu-ooo.’ Silenzio e poi ‘il guu-oo’. ‘Chi?’ (voce di giovane donna). ‘Il guoooo’. – ‘Chiiii?’ – ‘Signora, il guo, (sorvolo sulla parolaccia), l’arrotino…!
Apprezzo molto, di Manuel l’autodefinirsi ‘giardiniere’. Una parola antica, nobile. Mette insieme vocazione e professione, passione e fusione con la terra, la Terra Madre.
Auguri, giardiniere!
Aldina