Il curriculum verde di Anna
La mia vita con la frutta e la verdura cominciò da piccola.
Mio nonno e mio padre avevano in Svizzera un commercio di frutta e verdura all’ingrosso. Negl’anni 50 le arance venivano dalla Sicilia in vagoni. Quando mio padre andava ad aprirli, noi bambini si poteva camminare sulle arance. Le banane arrivavano via nave e poi con il treno in vagoni speciali tutte ancora in ‘caschi’.
Mio padre, Dr. in agraria ci raccontava da dove provenivano, come crescevano, cosa e come usarle. Portò le prime angurie in Svizzera. Mi ricordo, che le aveva portate ad una famiglia, che gli disse dopo: “la minestra con queste angurie non sapeva di niente!”
Mio nonno piemontese finì in Friuli, perché veniva a comperare la ‘saggina’ da mia nonna a Valvasone. Queste sono le mie origini giardiniere!
Già da bambina mi affascinava tutta la vita di questi frutti e legumi esotici e locali.
Poi c’è stato il periodo che sono andata all’estero (Italia). Quando ritornavo a casa, aiutavo sempre mio padre, perché mi piaceva andare con lui, (anche se alle due del mattino) nel mercato di Ginevra o a Milano a comperare la frutta e la verdura. Quando mio padre andò in pensione, si era fatto un grande orto fuori citta. Giacché lui e mia mamma erano spesso in Italia, nella campagna, (che poi ho ereditato), io curavo l’orto e il frutteto.
Con mio marito e i miei figli, abbiamo viaggiato molto. A me piaceva portare a casa le piante tipiche e i semi che trovavo. (L’altro anno mio marito, sapendo della mia passione, mi portò dall’Iran due viti). Le piantavo o le mettevo in appartamento. Sono riuscita ad avere 155 piante da appartamento. Una gran parte raccolte nei vari paesi (Sudafrica, Jemen, Namibia, Indonesia, Brasile ecc…) Le orchidee, in gran parte dalla Tailandia e Malesia, le avevo tutte in bagno…e mio marito mi diceva, che non serviva andare ai tropici, bastava andare nel nostro bagno! Purtroppo abbiamo dato l’incarico a una signora di guardare le piante, mentre si era via per cinque settimane e quando siamo ritornati il verde era diventato marrone…così finì la mia voglia di piante di appartamento!
Nel 2005 mio padre mi lasciò la casa di campagna ‘La Grava’ a Valvasone. Lì per me c’erano tanti ricordi giovanili. Le estati da bambina, andavo sempre dalla nonna a Valvasone. Con lei andavo in Grava quando andava a controllare l’allevamento di tori. C’erano le galline, i maiali, il forno del pane, c’era l’uva, i bachi da seta e la piantagione di tabacco. Pensavo sempre che sarebbe stato un sogno potere vivere in questo posto magico. Adesso il sogno si è avverato. Mi ero messa in testa di fare rivivere questo posto. Con mio marito abbiamo ristrutturato la casa e la stalla, senza però cambiare il tipo di casa.
Dopo sei anni, nell’agosto 2011 guardavo questo cortile grande, tutto di ghiaia. Guardavo i tre gelsi secolari lasciati soli, i prugni selvatici, fichi, cachi peschi, meli. Sembrava che mi chiedessero: Ci hai dimenticati? Dove è finita la tua passione per la natura? L’orto, i semi, le rose, la frutta?
L’energia che avevo messo per la casa, mi è ritornata tutto ad un tratto per la vecchia passione. Così mi sono immaginata il mio giardino e come volevo che venisse.
Per primo sono andata a fare corsi di giardinaggio e di rose. Ho letto libri, anche in italiano e chiesto a destra e sinistra consigli. Più sentivo, più mi accorgevo quanto non sapevo e quanto dovevo ancora sapere!
La mia passione di fare piante con i semi e venuta di nuovo. L’orto è tutto fatto con le mie piante. Anche i gerani e altri fiori. È una cosa cosi bella vedere spuntare la piantina che poi prende forma di quello che si aspettava. Anche il mio ‘boschetto’ davanti casa sta crescendo bene, anche lui fatto quasi tutto con semi o piante trovate nel Tagliamento.
Dopo 23 mesi, avevo realizzato il mio sogno. Adesso devo avere la pazienza che tutto cresca. La natura insegna a non avere fretta.
Ogni mattina, quando mi alzo osservo sempre nuove cose. Il mio grande relax è curare l’orto, le rose, piantare delle piantine nuove. Questa pace mi fa pensare e analizzare la vita. Speriamo che la ‘furia’ del uomo a volere dare fretta alla natura non la rovini ancora di più.
Anna