Il curriculum verde di Loredana
È da lì che parte tutto.
Le mie radici sono a Cassacco, ridente Comune posto sulle colline moreniche del Friuli. Trascorsi la mia infanzia in quel luogo magico, in libertà e spensieratezza come dovrebbe essere per tutti a quell’età.
Allora, la vita era scandita dalle stagioni; così, durante l’inverno, dopo la scuola, passavo tutti i pomeriggi in compagnia del nonno che mi intratteneva con i suoi racconti: in gioventù, il lavoro l’aveva portato in terre molto lontane, dal Marocco all’Etiopia ove vide paesaggi completamente diversi da quelli del Friuli.
Ricordo la passione nei suoi racconti e la nostalgia di non essere riuscito a trasferirsi in quelle ricche terre.
Lo fecero innamorare di quei luoghi il colore, la prosperità ed i profumi di quelle terre di cui il nonno non smetteva mai di parlare e raccontare.
A quel tempo, noi bambini, in primavera, ci divertivamo moltissimo a tuffarci nei covoni di erba appena tagliata che emanava un buonissimo profumo e sempre in quel periodo il nonno mi insegnò che, per far uscire i grilli dalla loro tana, dovevo entrarci con un’erbetta (froos) e far loro il solletico sulla pancia.
Era davvero molto divertente riuscire a catturare questi insetti per poterli poi osservare mentre mi deliziavano con il loro canto, restituendogli successivamente la libertà.
Questo tuttavia non era l’unico divertimento con cui mi dilettavo; infatti, tra bambini facevamo a gara a chi portava all’amata maestra della scuola elementare il mazzetto di fiori più bello. A questo scopo, mi avventuravo tra gli anfratti delle mura del castello di Cassacco (il mio posto segreto, gelosamente custodito) per cogliere violette e ranuncoli con i quali, ero certa avrei conquistato la simpatia dell’insegnante.
Si aspettava, poi, con ansia il periodo della vendemmia, per andare dopo la raccolta dei grappoli a pigiare l’uva.
Noi bambini eravamo i primi ad entrare nel tino colmo dei grossi e succosi acini e, cantando in allegria ci sfidavamo a pigiarli più in fretta possibile; quando arrivavamo circa a metà e le nostre gambe si tingevano di un bellissimo color rubino scuro la nostra opera terminava per lasciare il posto agli adulti che la continuavano fino alla fine.
La nonna curava invece l’orto ed assieme alle verdure di stagione come bordure c’erano i dianthus bianchi profumatissimi, con arabis caucasica, dalie, peonie, zinnie e rose che delimitavano l’orto.
Dopo un periodo passato a coltivare erbe aromatiche e pelargoni in vaso decisi di vivere a Cervignano dove risiedo attualmente.
Il giardino che trovai, richiedeva un lavoro completo, una vera e propria rivoluzione verde: iniziai tagliando alcuni pini, da quello marittimo ed altri tre di Natale, che dopo aver fatto la loro bella figura in casa vennero trasferiti all’aperto.
Trovandomi davanti un bel pezzo di terra, circa 800 mq, assieme a mio marito decidemmo di destinarne una parte all’orto, ci saremmo in tal modo assicurati le erbe aromatiche per l’inverno.
Leggemmo molti libri, dalla Grande Enciclopedia del giardinaggio, al libro dell’autosufficienza e tanti altri.
Inizialmente mi innamorai delle camelie e dei rododendri: feci un grande buco, che riempii con terra acida, ma dopo alcuni anni le piante divennero sofferenti.
Rimossi così tutto, e d’improvviso la mia mente venne riportata al pensiero delle piante dell’infanzia e decisi che quella era la strada giusta.
Cominciai a frequentare diversi vivai dove poterle acquistare e mi resi conto che anche le piante seguono le mode.
All’inizio trovai un po’ di difficoltà nel reperirle, poi però con pazienza e perseveranza riuscii nel mio intento. Cominciai col cercare le mie amate rose e non c’era vivaio o fiera che mi soddisfasse.
Era diventata come una malattia, compravo, compravo, compravo.
Riponevo le novelle piantine dentro vasi che posizionavo in vari spazi del giardino in modo da scegliere quella che sarebbe stata la loro sistemazione definitiva; è evidente che visto il mio entusiasmo la scelta ultima fu il risultato di innumerevoli cambiamenti dovuti soprattutto alla quantità delle piante acquistate che andava sempre più aumentando.
Tutto questo lavoro (lo spostamento di vasi talvolta pesanti) necessitava di un ausilio, ed eccolo lì, pronto: mio marito!
Utilizzato come “forza lavoro” ha reso la realizzazione del mio giardino molto più rapida, contribuendo alla creazione di quello che ora posso con orgoglio definire il “mio piccolo Eden”.
Avere questo posto tutto mio, pensato ed amato, mi ha molto aiutata in un periodo sfortunato durante il quale a causa di un infortunio sono stata costretta ad una temporale e parziale immobilità. Ebbene, il lanciare uno sguardo dalla finestra verso il verde del mio colorato giardino mi faceva meglio sopportare la situazione anzi, mi distraeva in quanto guardandolo già pensavo ai futuri cambiamenti che avrei potuto attuare per la gioia di mio marito che sarebbe stato “richiamato al badile”.
La piccola collezione di rose antiche, storiche italiane e di diversi arbusti, che fioriscono nelle varie stagioni assieme agli alberi da frutto con diverse erbacee perenni, mi danno parecchia soddisfazione che condivido volentieri con i miei amici giardinieri.
Ho imparato tante cose nel corso degli anni ma una tra quelle che mi è rimasta più impressa e che ritengo sia la più importante è composta da tre parole: pazienza, passione, perseveranza. Queste 3 P, così simpaticamente chiamate dall’architetto paesaggista Maurizio Usai nel corso di una conferenza, sono le qualità che ogni buon giardiniere deve avere per ottenere buoni risultati.
Loredana