Il giardino di Pietro Puccio a Palermo
Il giardino di Pietro Puccio è praticamente in Palermo nella prima periferia. È un piccolo giardino ma è incredibile quante meraviglie riesca a contenere. E per chi appassionato della flora mediterranea è il massimo. Trovandosi nella zona 9 gode del clima subtropicale per cui possono crescere piante che nei nostri climi soffrono assai.
Anzitutto è un palmeto: trovi molte varietà di palme che pazientemente Pietro Puccio coltiva da anni tanto da raccogliere delle vere rarità anche per una zona che ha un ottimo clima. Ne ha piantate e curate con successo molte: per le palme ci vogliono anni, si tratta di un lavoro attento e sapiente.
Nel giardino sono cresciute: Phoenix canariensis, Brahea armata, Trachycarpus fortunei Chamaerops humilis, Phoenix reclinata, archontophoenix alexandrae, arcchontophoenix cunninghaniana. Alcune hanno raggiunto notevoli proporzioni.
Non ho avuto la sensazione che sia stata cercata una particolare coreografia con attenzione alle forme e ai colori. Pietro ha cercato soprattutto il benessere della pianta ed in questo è stato ripagato.
Purtroppo come nel resto della Sicilia e delle altre regioni meridionali il punteruolo rosso sta facendo gravi danni. Questo vorace insetto, portato qui dai traffici dal Sud est asiatico, divora le piante che lentamente seccano e muoiono. Nell’ultimo anno Pietro ha dovuto togliere ben 9 palme. Usa tutte le possibilità di cura, anche quelle chimiche, ma ottiene ben poco. È molto avvilito anche perché questi disastri gli stravolgono il giardino, che lui da solo non riesce a rimettere a posto. Malgrado queste sua amare constatazioni, noi siamo rimaste incantate dalla bellezza delle sue palme. Ne ho viste molte il giorno dopo all’orto botanico, ma qui erano valorizzate una per una con i loro colori e le loro forme.
Il giardino inoltre è ricco di altre piante che ho visto in forme ridotte dalle nostre parti e qui invece formavano alberi e grandi cespugli. Il periodo (metà ottobre) non era il massimo per ammirarne le fioriture. Io cercavo soprattutto le plumerie (pomelie-frangipane) che da noi sono impossibili. Ce n’erano parecchie e dietro la casa ce n’era una grandiosa .Stavano ormai sfiorendo, ma mi è stato facile immaginarle come sono. So per aver fatto varie richieste che da noi non resistono ai freddi Ho visto invece le carisse e la metrosideros excelsa. Viatori mi aveva assicurato che vivono bene anche da noi. Sarà, ma io ho visto morire di freddo umido la carissa che mi aveva portato, come pure un’altra che avevo comprato ad Horty Tegestini. Senza speranze ho ammirato le altre piante che come Pietro, girando tra palma e palma, mi diceva il nome, ricordavo di aver incontrato ben descritte in Giardinaggio della RHS, ma di non aver neanche tentato di coltivare. Ad esempio Callistemon citrinus o la chorisia speciosa, quella pianta panciuta dai bei fiori i cui semi si trasformano in kapok…
È questo il giardino di un grande conoscitore di piante Chi vuole può seguirlo nel web e così rendersi conto di quante cose sa, di quanti consigli è in grado di dare. Di lui io ricordo inoltre che parecchi anni fa mi mandò una busta con i semi di Tecoma Stans che su un libro (Piante rustiche tropicali – di E. Banfi e U. Quattrocchi) avevo trovato come possibili nel nostro clima. Mi arrivarono i semi che, piantati nella serra di un amico, germinarono e arrivarono a darmi delle piante di circa 20 centimetri. A questo punto le tirai all’aperto, ma durante l’estate non fecero fiori. A dicembre, quando mi apprestavo a ritirarle, seccarono e morirono. Mi è tanto dispiaciuto; tuttavia credo di aver ormai imparato che “ad ogni posto le sue piante” e i giardini della Sicilia sono meravigliosi, ma probabilmente devono stare in Sicilia.