La storia di IBTK
Dopo aver letto il brano di Roberta “Gli animali, hanno un cuore?” ho pensato di raccontare la storia di IBTK.
Dovete sapere che mi sto riferendo a qualcuno che nel luogo in cui vive è diventato un autentico sovrano, fornito di un manto bianco, con una striscia di ombretto sotto l’occhio nero brillante, dall’incedere elegante, regale. Quando la gente lo incontra non può fare a meno di girare la testa per osservarlo; i bambini richiamano l’attenzione dei genitori, indicando con il dito e gridando- Guarda! Il cigno!- Proprio così, il protagonista del racconto è un cigno reale, riconoscibile per la caruncola nera sul becco arancione, il piumaggio bianco immacolato e per la statura maggiore rispetto al cigno selvatico, ma andiamo per ordine… Anni fa, in rispetto ad un progetto di ripopolamento faunistico delle zone umide, venne portata una coppia di cigni reali sul fiume Tiel che scorre poco distante da casa mia. Il fatto suscitò molta curiosità negli abitanti della zona. Il corso d’acqua ospitava già germani reali, gallinelle, folaghe, aironi bianche e cenerini e il sempre più raro martin pescatore ma la coppia di cigni divenne in breve la principale attrazione. Per paura che, spaesati come erano, quel luogo gli venne praticamente imposto dall’uomo e per evitare che se ne andassero altrove, la gente che abita nelle immediate vicinanze del fiume cominciò ad offrire loro del cibo, chi portava pane e chi granaglie. Così pian piano si stabilì un rapporto di amicizia tra la gente e i due uccelli, ciò permise loro di superare la difficoltà iniziale ad adattarsi a vivere in un luogo imposto, non scelto come natura vuole. L’imposizione umana non si fermò a questo, infatti per facilitare l’identificazione, venne loro inserito sul collo un vistoso, quanto orrendo, collare in plastica con sopra stampata una sigla: IBTK per il maschio e IBTD per la femmina. L’ambientamento avvenne durante l’autunno, la coppia di cigni superò anche il brutto inverno che seguì, freddo e neve con eccezionali raffiche di vento.
Arrivò finalmente la primavera e la femmina scelse un’ansa del fiume, per costruire il nido, dove il fitto canneto la riparava dal vento di bora. Seduto sull’argine del fiume, li osservavo da lontano raccogliere gli steli e le foglie e insieme realizzare il nido che cresceva sempre più. Mentre i due uccelli si alternavano nella loro prima cova, un brusco cambiamento climatico provocò una serie di violenti temporali che fecero innalzare il livello del fiume, l’acqua distrusse il nido, probabilmente già con le uova dentro. Era commovente vedere la madre cercare di proteggere il nido sotto la pioggia battente ma in quella primavera, un po’ il maltempo e sicuramente l’inesperienza fecero fallire la prima covata. La coppia passò il resto dell’anno esplorando in lungo e in largo quello che era diventato il loro territorio. Superarono un altro inverno ed arrivò la bella stagione, questa volta il nido venne fatto in un punto più alto dell’argine rispetto al primo tentativo. Il clima, quell’anno, fu favorevole, così la cova andò a buon fine e tre giovani cigni, forniti di una morbidissima lanuggine grigio cenere, cominciarono a farsi vedere e spesso salivano sul dorso della madre al riparo delle grandi ali e molti curiosi venivano ad ammirarli e fotografarli. La famigliola cominciò a percorrere il fiume, il maschio davanti, seguivano i tre anatroccoli e a chiudere la fila IBTD, la madre. Il loro passaggio attirava sempre l’attenzione di chi percorreva la strada di fianco al fiume. I tre giovani cigni crescevano velocemente finchè un giorno, vidi IBTK che strattonava vigorosamente con il becco le penne di un’ ala di uno dei giovani, fino a rovinarle.
Sul momento non riuscii a darmi una spiegazione di un simile comportamento. Un po’ di tempo dopo notai la mancanza di uno dei componenti del gruppetto, proprio quello dall’ala danneggiata. Cosa poteva essere successo al cigno maltrattato dal padre? Un giorno, dopo una lunga assenza, ricomparve proprio nel canale vicino casa, così decisi di portargli un po’ di pane, aveva ancora le remiganti, dell’ala beccata, a penzoloni ma mi sembrò in salute. Le piume bianche avevano quasi completamente sostituito il piumaggio grigio e morbido. Mentre gli gettavo dei pezzetti di pane, che il cigno raccoglieva avidamente dall’acqua, vidi sopraggiungere, in lontananza, il resto della famiglia con il padre in testa. Pensai di assistere ad un ricongiungimento invece fui spettatore di un fatto che mai avrei immaginato. Appena si accorse della presenza del figlio, IBTK si alzò in volo, battendo furiosamente le grandi ali e schiaffeggiando l’acqua con le zampe, in un attimo coprì la distanza che lo separava dal cigno giovane, gli piombò sopra e cominciò a tempestarlo di beccate e a colpirlo con le ali. Lo sventurato, benché fosse grande come il padre, appariva terrorizzato e goffamente, per sottrarsi all’ira paterna, arrancando, si arrampicò sull’argine alto e ripido. Il genitore non lo inseguì e il giovane cigno, traballante e con il piumaggio malridotto andò a ripararsi in un pescheto vicino che si mise a percorrere lentamente. Da lontano, lo seguii con lo sguardo, sino a quando sbucò più a valle, riguadagnando il fiume lontano dalla vista del padre. Fu l’ultima volta che lo vidi. Perché quel comportamento violento da parte del genitore? E ancora, perché con gli altri due giovani della famiglia si mostrava protettivo e tollerante?
Passarono circa un paio di settimane da quel fatto e mi accorsi che la coppia di cigni adulti era rimasta sola, anche gli altri due giovani erano scomparsi. So che molti uccelli scacciano i figli diventati grandi, perché vadano a colonizzare altri luoghi ed anche perché non vogliono condividere il loro territorio con altri della stessa specie, solo così mi posso spiegare il comportamento di “Ibitikappa”. So anche che i giovani cigni reali durante l’inverno si riuniscono in branchi, spesso alle foci dei fiumi, nelle lagune, ed è qui che si formano le nuove coppie che nidificheranno in primavera in un luogo scelto, in una zona umida o sul corso di un fiume. Durante l’inverno, si possono osservare centinaia di cigni reali mescolati ai selvatici migratori, alla foce dell’Isonzo e nella laguna di Grado, ma torniamo al racconto… Dopo la separazione dai figli, la coppia affrontò un altro duro inverno che l’avrebbe messa in difficoltà, stavolta non per colpa del clima ma a causa dell’uomo. Sta di fatto che qualcuno decise che era arrivato il momento di pulire l’argine del fiume, erano cresciuti troppi alberi, troppe canne, guarda caso proprio dove nidificavano i nostri cigni. Quello che agli occhi di molti era diventato un luogo naturale, rifugio e ambiente di nidificazione per molti volatili, per qualcuno invece si era trasformato in un’area “sporca” e “selvatica”, bisognosa di essere ripulita. Sorvolo sullo scempio che ebbe seguito e sui possibili interessi dati dal taglio di quegli alberi, di certo i cigni persero l’habitat che avevano scelto per la loro cova.
La primavera successiva, cioè quella del 2012 non seguii la loro nidificazione perché ebbe luogo molto più a valle del solito, lontano dalle case, dove il fiume è protetto da ampi canneti ancora intatti. Per un po’ di tempo la coppia non si fece vedere, non vennero neanche a beccare il grano e il pane che amici preparavano sull’argine per loro. Finchè un bel giorno ricomparirono, in grande stile, davanti IBTK, il padre, in mezzo quatto bei anatroccoli dal piumaggio grigio e vaporoso, a chiudere la fila la madre IBTD, piuttosto magra, evidentemente provata dalla cova ma vigorosa. Il loro procedere lungo il fiume era spedito, solo di tanto in tanto rallentavano e i piccoli partivano ad esplorare, con il loro becco, la giovane vegetazione nell’acqua bassa. I cigni avevano comunque una meta precisa, dove trovavano preparato per loro, ogni giorno, qualcosa da mangiare. Con i piccoli da far crescere, quel luogo diventava quanto mai importante. Vi arrivavano quasi quotidianamente, i giovani anatroccoli erano sempre accompagnati, da uno o entrambi i genitori ma l’assenza della madre cominciò a protrarsi in modo preoccupante. Il tempo passava e si dovette accettare la realtà della scomparsa di IBTD, forse l’attacco di una volpe, forse una malattia o un incidente, stà di fatto che nessuno sapeva qualcosa. Mi si stringeva il cuore vedendo il cigno con al seguito i suoi pulcini ancora piccoli ed indifesi e pensavo a come avrebbe potuto allevare da solo quei quattro anatroccoli goffi e bambagiosi. Un giorno, ebbi la fortuna di assistere ad una scena che mi meravigliò. Il cigno adulto assieme a tre dei suoi piccoli, i più grandi, stava becchettando dei pezzi di pane che la solita mano generosa aveva lasciato sulla riva del corso d’acqua. Mentre il padre e i tre fratelli maggiori mangiavano, l’anatroccolo più piccolo cercava disperatamente di scalare la riva in pendenza, ormai resa liscia e pantanosa dalle zampe palmate dei cigni più grandi e forti, cercava di salire, arrancando sul terreno dell’argine, sbattendo le ali per mantenersi in equilibrio ma le zampe non facevano presa e il risultato era un franoso rientro nel fiume. Dopo vari tentativi, rimase a vogare nell’acqua, visibilmente stanco e sofferente, sollevava ritmicamente la testa dall’acqua e guardava verso l’alto il genitore ed i fratelli. Fu a quel punto che il padre, preso nel becco un grosso pezzo di pane, discese lentamente l’argine viscido, traballando leggermente. Una volta nell’acqua, depose il pane e comiciò a spezzettarlo, ammorbidito, davanti al figlio, invitandolo con un leggero gorgoglio della voce a raccoglierlo. Il giovane cigno beccò il pane con evidente soddisfazione impastandolo con l’acqua. Seguii tutta la scena ed ero meravigliato e commosso allo stesso tempo, in quel momento compresi che anche senza l’aiuto della compagna quel cigno sarebbe riuscito a proteggere e far crescere i suoi quattro giovani figli. Durante l’estate i piccoli crebbero grandi e forti, sotto l’occhio vigile di IBTK. Cambiarono il piumaggio, da grigio malinconico a bianco immacolato finchè un giorno, ormai adulti, se ne andarono, o forse fu il padre ad allontanarli e così rimase solo. Con un senso di malessere, guardavo il cigno solitario e regale, percorrere lo specchio del fiume, conoscendo la sua storia mi chiedevo quale sarebbe stato il suo futuro. Avrebbe scelto di rimanere sempre solo, in quello che ormai era il suo regno o avrebbe deciso di andarsene, raggiungendo uno di quei branchi che frequentano la laguna?
Era autunno inoltrato quando, si cominciò a notare la sua assenza dal luogo dove, assieme ai suoi piccoli, veniva spesso a mangiare il mais e il pane. Più il tempo passava e più ci si rassegnava alla sua scomparsa, nessuno l’aveva più visto, il suo collare lo rendeva inconfondibile e riconoscibile anche da lontano. Il fiume aveva perso il suo sovrano dal mantello bianco e sembrava deserto e silenzioso. Era passato quasi un mese dall’ultima volta che avevo visto “ibitikappa”, quando un giorno, percorrendo in macchina la strada che costeggia il fiume quasi inchiodavo con una frenata pericolosa, per la sorpresa di vedere due cigni che si specchiavano nell’acqua. Una volta vicino mi resi conto, meravigliato che uno aveva il collare. Era tornato IBTK e non era solo! Era in compagnia di una femmina senza collare. E’ ovvio pensare a questo punto, che il motivo della sua lunga assenza sia stato proprio la ricerca di una nuova compagna. Il re del fiume non ha abbandonato quel luogo ma come la sua natura vuole, è andato in cerca di una nuova regina, forse in quei branchi che stazionano in laguna o alla foce dell’Isonzo. In seguito è stato bello vedere come la giovane femmina, sempre guidata dal maschio, venisse accompagnata in tutti i punti particolari del fiume, specialmente dove possono trovare semi di granoturco o altro cibo. Si presentano sempre con incedere lento ed elegante, quasi fosse un ingresso in società ovvero la presentazione della nuova regina del fiume. Qui finisce la mia storia di un cigno che ha dovuto superare esperienze molto dure e ha dimostrato di quali esempi di affetto, dedizione e coraggio possono essere capaci gli animali, atti che spesso, noi piuttosto superficiali, possiamo scambiare per istinto naturale. Ora il fiume ha di nuovo la sua coppia di reali per la gioia dei bambini e degli adulti che vengono ad ammirarli, aspettando la primavera e sperando in una nuova nidiata di piccoli cigni.
lun4Feb2013
Valeria
lunedì, 4 Febbraio 2013
Bellissimo racconto grazie per la condivisione. Sei stato fortunato d’aver potuto osservare per anni e da così vicino questi meravigliosi animali. Speriamo che IBTK, ora che ha tanta esperienza e una nuova compagna, possa trascorrere ore serene nel suo ‘regno’.