“Tour” Tra sogno e realtà
Cari “Amici in giardino” ancora stordita da tanta bellezza mi accingo a raccontarvi il magico perfetto tour in Lazio che insieme ad altri entusiasti soci abbiamo da poco concluso.”Perfetto”perchè la gita è stata magica in tutti i sensi, sia per le meraviglie viste,sia per l’organizzazione fantastica di Manuela, che con la complicità della Luisa, nulla ma proprio nulla ha lasciato al caso.
L’albergo di base, oserei dire “sontuoso” con panorama mozzafiato; pranzato in posti fantastici, prima in riva ad un lago, dove certo non mancavano dei cigni, poi nel profondo sottosuolo di Tivoli in un misterioso luogo di quelle che un tempo erano terme romane di 2.000 anni fa, “che meraviglia!!!” Poi in un strepitoso susseguirsi di visite, ecco Castel Gandolfo dimora estiva dei papi che domina il lago di Albano, ecco Marino, con la bella circolare fontana dei 5 mori, e l’imponente palazzo Colonna, l’impietosa sporcizia delle strade, ma con un panorama da urlo che fa dimenticare ogni cosa e…. ecco l’incredibile l’inimmaginabile grandiosità della villa imperiale di Adriano, eravamo stupiti attoniti da tanta magnificenza e grandiosità e poi ancora gli affascinanti borghi medioevali di Torrecchia e di Bomarzo considerati tra i più belli del Lazio, sembrano essere in bilico nel bordo delle montagne su cui sono costruiti e dominano le vallate sottostanti, il primo feudo dei Caetani, l’altro degli Orsini quasi a vegliare i sottostanti giardini di Ninfa e Bomarzo. Borghi baciati dal sole in complesse costruzioni che si aggrovigliano in un dedalo di vie e viuzze, nelle quali come nella vita ci si può perdere, il cielo corre come un fiume sopra le fila alte e strette dei cornicioni; strade e stradelle tutte ciottolate, pietre antiche, scale scalette usurate segnate dai passi del tempo, ovunque terrazzini e balconi gentili che sembrano quasi far sorridere quelle antichissime case di pietra, di tufo spugnoso, di travertino che i secoli ed il tempo hanno corroso come crosta di pane.
Che dire di BOMARZO, un giardino non giardino, un sacro bosco dunque! Luogo unico, eccentrico, fiabesco e mostruoso insieme, ove il principe Vicino Orsini, uomo introverso, amante del esoterico, fece trasformare le enormi pietre di un suo bosco, in colossali sculture, ora orride ora con riminiscenze classiche in un percorso immaginifico tuttora dal significato ignoto; tutto questo diceva “solo per sfogare il core”.
Ed ecco CARACCIOLO …. lontano, lontanissimo percorrendo una lunghissima strada bianca e polverosa, tra macchie di vegetazione di lucentezze diverse e lontane prospettive… posto esattamente dove un destino lontano l’ha voluto ecco finalmente il giardino….. é così isolato, un piccolo mondo remoto, così perfettamente chiuso in se stesso, un luogo in cui è possibile distaccarsi dalle cose effimere per riflettere sulle grandi. Giardino stupendo, ricorda un po’ Ninfa; una grande torre, ed ovunque ruderi coperti da un infinita moltitudine di fiori, scorci suggestivi con note di colore dolci e tenui, moltissimi i bianchi, un gorgogliante sottile ruscello delimita sapienti bordure, meravigliosa una pergola con glicine, sotto cui chiacchierare nei dolci pomeriggi estivi, non manca un quieto laghetto dove immote galleggiano candide ninfee; in ogni dove panorami su verdi infiniti. Alla fine oserei dire, un romantico, sofisticato prezioso luogo, sospeso nel tempo al di fuori dal tempo.
Ed ora ESTE: cari amici tenetevi, forte, vi porto a Tivoli, nella apoteosi della gloria del fasto e della ricchezza nel giardino all’italiana più bello del mondo, copiato da tutte le corti d’Europa, ma nemmeno Versailles riuscì ad eguagliarlo. Fu il sogno di Ippolito d’Este, creato arcivescovo di Milano a 10 anni, a 20 cardinale di Ferrara a 39 governatore di Tivoli, il passo successivo pensava, bramava, voleva il pontificato e… per questo creò quel grandioso giardino, per dar lustro al suo cardinalato, al suo nome, al suo casato. Qui la cultura, l’arte, l’ingegno, la ricchezza si tengono per mano. Santuario della mondanità e crocevia di destini, concepito in maniera di dar libero sfogo a fantasie che evocano tutto un universo di sorprese, emozioni e situazioni straordinarie difficilmente riscontrabili in qualsiasi altro luogo della realtà. Unico, irripetibile, ineguagliabile, se ne stà li sulla china della collina, come principe su un trono, conscio di essere il più bello di tutti i giardini suoi pari. Interminabili scalinate ti portano giù verso paradisi nascosti e ti portano sù verso il cielo. L’acqua qui è regina, fuoriesce, zampilla, scroscia e da spettacolo in infinite fontane; dei satiri, putti, in un gioco eterno, spruzzano, si bagnano, giocano in giganteschi, vaporosi, incredibili sussulti e getti d’acqua, fontane fin dentro il palazzo, fontane a volte simili a grandi altari che celebrano la potenza ed il fasto della casa d’Este … tutto in una simmetria assoluta di bossi dove enormi neri cipressi sembrano come pietrificati da tanta bellezza. Mi sono commossa quando lassù sulla fontana più alta, l’organo mosso dalle acque melodiava una musica divina, mentre gocce di mille fontane come gocce di rugiada bagnavano il mio volto. Il potere logora ed Ippolito fu espulso dallo stato della chiesa, morì solo nel suo palazzo assistito da pochi servitori, fu sepolto nella chiesa confinante con il suo giardino: mi fa piacere pensare che chissà ancora senta il frusciare delle sue fontane e che le melodie dell’organo lo raggiungano ancora ovunque lui sia.
Ed eccoci a NINFA… che dire? Ninfa è un sogno… non è mica facile descrivere un sogno! La bramosia di possedere una città ricca e fiorente qual’era Ninfa e lotta fra impero e chiesa sfociarono nel 1382 nella sua distruzione, non bastasse arrivò anche la malaria e… fu la fine e l’oblio. Beffa del destino l’oblio trovò la strada del ricordo, e fu nel dolce segno di tenaci memorie famigliari che nel 1921 Gelasio Caetani dei duchi di Sermoneta decise di restaurare una torre di Ninfa per farne una residenza estiva e sotto la guida della madre Ada Wibraham mise mano al giardino ed ecco … il sogno cominciò!!! Haaa!!! amici miei.. che dirvi? già arrivando si prova una sensazione di pace, di serenità, si percepisce la magia di luoghi carichi di bellezza, di storia e di antiche memorie. Ovunque colori tenui e decisi, profumi leggeri e più in la ad ammaliare lo sguardo un grandioso paesaggio incantato. Rose, clematis, glicini, gelsomini abbracciano, baciano, accarezzano le rovine; acque limpide,pure come cristallo cangiante, scorrono ovunque in questo paradiso. Gialle bignonie fanno da corona ad altissimi ruderi, meli ornamentali, melograni, lavande, veroniche, aquilege e di tutto ancora, incorniciano ovunque ruscelli e sentieri, enormi bambù in un sussurro tremulo ed eterno svettano altissimi a salutare i tantissimi uccelli di ogni tipo e di ogni dove che qui vivono felici e felicissimo qui sembra anche un pioppo nero di 200 anni che al massimo ne vive 120 Ninfa calendoscopio mondo di storie vissute di sensazioni uniche, come se questo luogo da sogno esistesse da sempre, luogo dove perdersi alla ricerca di se stessi, languido misterioso, dove non so perchè si ritrova l’essenza dolcissima della nostalgia. Sono convinta che anche il vento sospiri felice quando passa leggero tra i rami ed i fiori di questo giardino così speciale e forse a volte cerca ancora Lelia l’ultima “signora” di Ninfa, che la curo ed amò per tutta la sua vita. Come vedete amici cari, “l’amore più bello è quello che dura tutta una vita e la vita più bella è quella che dura tutto un amore”, ed è questo che Ninfa è stata per Lelia ultima dei Caetani e di coloro dei cui giardini qui sono andata a parlarvi.